Un lutto per la sezione

Ci ha lasciati il nostro socio Bruno Perillo.

Nato il 24 settembre 1930, si era iscritto alla nostra sezione nel 1967. Nel 2016 aveva ricevuto l’Aquila d’oro per i cinquant’anni di associazione. Ci ha lasciati il 19 dicembre 2018. Alla famiglia le più sincere condoglianze da parte di tutti i soci della Sezione di Napoli.

Sempre presente nella vita sociale, forte scialpinista, in lui ricordiamo un uomo discreto, sorridente e gentile, appassionato innovatore nella professione, signore delle nevi lungo tutti i nostri Appennini.

Nell’Appennino Meridionale I, 1 (2004), scrisse una preziosa pagina dal titolo “Attività scialpinistica a Napoli tra passato e presente”, nella quale così ricorda l’inizio della sua attività e l’evoluzione dello scialpinismo nella nostra sezione:

“I miei ricordi scialpinistici risalgono al lontano 1954. Erano gli anni in cui i soci napoletani del Club Alpino Italiano, di numero inferiore rispetto ad oggi, erano animati da grande passione per la montagna e la natura, e quasi tutti molto attivi nonché ottimi camminatori. Si faceva strada la nuova attività dell’escursionismo con gli sci. Scarponi di cuoio a punta quadrata, sci di solo legno di frassino laminati, attacchi di metallo e cinghiette di cuoio senza bloccaggio dei talloni, abbigliamento sui generis fatto di pantaloni di lana o gabardina stile norvegese e giacche a vento di cotone makò. Ma tutto andava bene per godersi belle ascensioni e discese nel gruppo del Matese ed in altre montagne d’Abruzzo che ci sembravano piccoli paradisi terrestri. Gli impianti di risalita erano quasi del tutto inesistenti, i pochi realizzati nel periodo fascista erano stati distrutti dalla guerra. Anche raggiungere le montagne innevate con treni ed autocorriere era molto difficoltoso. Vennero poi le gite domenicali coi pullmann della neve, ed allora gruppetti di soci equipaggiati come sopra si portavano a piedi con gli sci e pelli di foca direi primordiali da Roccaraso paese all’Aremogna, sino alle Toppe del Tesoro, mentre i più dotati salivano sul Monte Pratello (m. 2056) o sul Monte Greco (m. 2283). Erano imprese da pionieri, e sempre esaltanti. Poi arrivarono gli attacchi kandahar che migliorarono molto salite e discese, e via via progresso e tecnica si fecero strada poiché lo scialpinismo a partire dalle Alpi andava diventando – da sport di élite – uno sport di massa. Le sofisticate attrezzature di oggi non erano neppure nei nostri sogni. Ricordo che tra i primi del CAI di Napoli ci furono: Manlio Morrica, Catelli (bergamasco), Lea Adamo, Isabella Criscuoli, Francesco Falvo, Carlo e Alma De Vicariis, Bruno Perillo, Antonio Falvo, Mario Bermani, Augusto Garroni (romano), Trudi ed Ettore Mancini, Tonino Amitrano, Renato Castagneto, Enea Filippone, Luciano Cerulli, Maurizio Migliorini, Herling Capozzi, Giovanni Fabiani, Francesco Luccio, Gildo Pezzucchi (bergamasco), Roberto Zamboni, Tullio Foti, Luigi Ferranti. Pochissimi di questi ancora attivi. L’automobile che diventava sempre più popolare diede incremento anche all’escursionismo invernale, e così in questi ultimi anni, grazie anche all’ottima rete autostradale, si sono scoperte possibilità e mete scialpinistiche in molte montagne dell’Appennino meridionale (Monte Sirino e Monte Papa in Basilicata, Monte Alpi, gruppo del Monte Pollino tra Basilicata e Calabria, ecc. per citare le più accessibili da Napoli). Come è facile capire nel corso del tempo alcuni soci hanno “mollato” per anzianità, sovente rimpiazzati da nuove leve. Si tratta infatti di una disciplina che richiede tecnica, coraggio, buon equipaggiamento, allenamento ed una vera grande passione, ma tutto è sempre ampiamente ripagato da esaltanti “scivolate” a valle che seguono le faticose ascensioni. Ottimi itinerari scialpinistici si trovano nei Monti Sibillini, Monti della Laga e Gran Sasso, Majella, Velino-Sirente, e sull’Etna in Sicilia, oltre ovviamente a una infinità di percorsi alpini e dell’Appennino settentrionale. Negli anni recenti, il nucleo di scialpinisti del CAI Napoli si è dedicato all’esplorazione delle montagne del Sud ed in particolare sono state realizzate la prima discesa del Fondacone (Matese) nel 1999 e del versante S del Monte Alpi nel 2003, e oggi gli itinerari sul Monte Sirino-Papa, al Matese (versante Colle Tamburo e Fondacone e versante Lago) al Cervati figurano comunemente nel calendario stagionale. Per intraprendere e praticare questa meravigliosa attività è essenziale saper sciare, anche se solo sulle piste. Quanto detto è una proposta ed un invito”.