Aprile-maggio 2023 – Spedizione scialpinistica in India – La relazione finale del nostro socio

 

Il CAI Napoli ha partecipato con il suo socio Giovanni Fortunato a una

 

Spedizione scialpinistica internazionale nella regione himalaiana del Himachal Pradesh – relazione finale

L’obiettivo della spedizione era di esplorare e sciare cime nel massiccio del Mulkilia (6353 m) (32.5458333, 77.4116666) nella regione himalayana del Himachal Pradesh, distretto di Lahaul and Spiti.

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Al team della spedizione, composto inizialmente da quattro persone (Giovanni Fortunato (ITA, CAI Napoli), Lionel Masson (BE), Tanya Hauswirt (CH) e Luke Smithwick (USA), capo spedizione e responsabile della logistica), si sono aggiunti Wayat Jobe e Lilian Tanpain, esperti scialpinisti provenienti rispettivamente dall’Alaska e dalla California.

Leggi la relazione finale che ci ha inviato Giovanni

Siamo rientrati da qualche giorno dall’India e sono felice di poter dire che la spedizione è stata un successo. Siamo riusciti nell’intento di esplorare e sciare splendide montagne con linee tecniche ed estetiche, confrontandoci con l’altitudine in un’ambiente severo.

Si sono aggiunti al team Wayat Jobe e Lilian Tanpain, esperti scialpinisti provenienti rispettivamente dall’Alaska e dalla California.

La spedizione è iniziata con qualche difficoltà per una questione di permessi. Inizialmente avevamo opzionato la valle di Zanskar, nello specifico Gangstang Peak, come area della spedizione, ma la strada, sebbene già sgomberata dalla neve, era ancora bloccata dai militari per un forte pericolo di valanghe.

Abbiamo dunque deciso di ritornare al piano originale che era di addentrarci nel massiccio del Mulkilia. Il campo base è stato allestito a quota 3600 m all’intersezione tra il Milang River e il ghiacciaio del Mulkilia (32.6055146, 77.2891721), (nomi riportati su alcune mappe) ma noti dai locali rispettivamente come Bagha River e ghiacciaio Toragiri.

Questa posizione è stata scelta sia per una questione di sicurezza, perché le vallate sono molto ripide e frane e valanghe sono all’ordine del giorno; sia perché in questo modo abbiamo avuto accesso a più opzioni da sciare.

La valle ed il Ghiacciao del Mulkilia Range era sicuramente l’opzione più affascinante ed è per questo che è stata la nostra prima scelta. Quando però abbiamo mandato un drone in avanscoperta per capire cosa ci aspettava, ci siamo resi conto che il ghiacciaio si era ritirato di quasi 2 km rispetto a quanto si capiva dalle immagini satellitari che avevamo a disposizione. Inoltre versava in condizioni complicate e l’avvicinamento sarebbe stato molto più lungo e faticoso del previsto. Abbiamo quindi deciso di esplorare terreni meno complicati nei primi giorni e ritornare in seguito alle due valli glaciali laterali esposte a Nord tra M10 e M9, occasione che purtroppo in seguito non si è più ripresentata. Successivamente infatti la valle del Mulkilia è stata ricoperta da addensamenti nuvolosi che ci hanno fatto guardare con più interesse alla valle del Bagha River. Qui le ricognizioni con il drone hanno mostrato numerose opzioni più sicure e facilmente raggiungibili rispetto alla valle del ghiacciaio del Mulkilia con un terreno molto interessante fatto di couloir e spine. Da subito abbiamo adocchiato due couloir che portavano alle due selle a destra e sinistra di una cima senza nome, 5510 m (32.58393, 77.25645).

I primi giorni sono stati dedicati a ricognizioni dell’area volte a prendere confidenza e studiare le condizioni godendoci la bella neve. Successivamente abbiamo provato ad avvicinarci al canale di destra, ma durante il primo tentativo, arrivati al plateau intorno a quota 5000 m, abbiamo valutato che ci sarebbe voluto troppo tempo per arrivare in cima e le condizioni della neve sarebbero state pericolose nella parte bassa della montagna; dunque siamo rientrati al campo base con l’intenzione di riposare per muoverci il giorno successivo alle 2.00 am. Purtroppo però il giorno successivo, arrivati alla base del canale 5100 m, ci siano resi conto che il vento aveva soffiato forte nella parte alta e ripida, creando un accumulo potenzialmente instabile e considerate le enormi cornici sulla sinistra dell’uscita, abbiamo deciso di desistere. Tornare indietro per la seconda volta è stato frustrante, eravamo stanchi, ma consci di aver preso la giusta decisione.

Questa esperienza ci ha fatto capire che in Himalaya le condizioni sono molto diverse che nelle Alpi, il terreno è ripido e, a diverse quote, si possono incontrare condizioni nivologiche estremamente differenti. Inoltre bisogna fare i conti con una diversa latitudine 32° (nelle Alpi è tra 43° e 48°) il che significa che il sole è più vicino allo zenith e che anche le facce a Nord sono esposte alle radiazioni sin dalla prima mattina (nelle Alpi questo non accade, spesso la mattina a Nord c’è ombra). L’azione del sole è molto più intensa considerata la quota.

In conclusione il manto nevoso si trasforma molto rapidamente, questo, combinato con le forti pendenze e gli accumuli del vento nelle parti alte delle montagne creano un mix estremamente pericoloso sotto l’aspetto dell’instabilità del manto.

Nel corso della spedizione abbiamo assistito a numerose slavine naturali superficiali ed almeno due o tre le abbiamo causate noi involontariamente in fase di discesa. In generale la prudenza è stato un mantra!

A pochi giorni dalla fine della spedizione una leggera perturbazione ci ha trattenuti al campo base per un giorno intero, ma visto che non tutti i mali vengono per nuocere, abbiamo colto l’occasione per riposare ed organizzarci ad affrontare il canale di sinistra. Fortunatamente il pomeriggio dopo la nevicata il cielo si è aperto ed il sole ha fatto il suo lavoro, scaldando la neve nuova che è stata scaricata dal canale, bonificandolo.

La sera ci siamo mossi dal campo base 3600 m alle 11:00 pm e, in una nottata tersa e senza vento, con le stelle che ci accompagnavano, siamo riusciti ad avere un ottimo ritmo e, alle 4:50 am, siamo arrivati alla base del canale 4720 m dove abbiamo effettuato la transizione ai ramponi. Inizialmente la neve, nella parte bassa, era piuttosto dura per via del rigelo degli scarichi del pomeriggio precedente ma, man mano che salivamo, aprire la traccia è stato sempre più difficile. Abbiamo continuato ad alternarci in tre per cercare di essere efficienti, ma tra l’alta quota e la neve profonda è stata una vera e propria battaglia di resistenza. Alle 8:25, dopo un traverso piuttosto esposto sopra le rocce e sotto le cornici, siamo finalmente sbucati sul colle a quota 5425 m, dopo 9:25 h dalla partenza dal BC.

La vista sulla valle del Tingal Lungpa River, con le sue montagne enormi e le cime aguzze innevate, è stata un’emozione unica, una felicità straripante. La bellezza e la vastità di quei luoghi selvaggi sono ipnotizzanti ma, considerata l’altezza e l’orario, non ci siamo trattenuti molto. Attrezzata la sosta su uno sperone di roccia, abbiamo iniziato le calate per superare la cornice ed il primo pezzo del canale troppo ripido ed esposto per essere sciato (>60°). Dopo circa un’ora e mezza e varie calate su ancoraggi su neve, abbiamo valutato che il pendio si era addolcito abbastanza da poter sciare in sicurezza (56°).

Dire che la neve era bellissima sarebbe una bugia ma in fondo a chi importa? Essere arrivati fin lì per noi era già tutto quello di cui avevamo bisogno. È difficile esprimere a parole le sensazioni di quei momenti, le emozioni sono tante ed il cervello è un po’ annebbiato dalla mancanza di ossigeno. Paura, adrenalina, stanchezza, la coscienza di essere in un posto estremamente remoto per cui nulla deve andare storto, ma allo stesso tempo una felicità estrema, la bellezza di un’avventura vissuta totalmente nel qui ed ora, condivisa con i tuoi amici in un ambiente di una bellezza senza paragoni.

Questo è quello che per me si può definire un sogno ad occhi aperti, l’espressione piena di una passione viscerale che regala momenti come questo. Ecco cos’è per me la montagna, lo sci, l’alpinismo, questo, nient’altro che questo.

La durata complessiva della giornata è stata di 14:35h da campo base a campo base.

La valutazione dell’itinerario è: S6 / E2 su 700m, 65° Max , 1850m D+, quota max 5425 m. Valutazione complessiva TD+. 

Il giorno seguente il team, stanco e soddisfatto, si è concesso una giornata di ice climbing, nel magnifico scenario del ghiacciaio del Mulkilia, che per l’occasione ci ha concesso una splendida giornata di sole.

La spedizione si è conclusa il giorno successivo, dopo aver impacchettato il campo base e caricato tutto sui cavalli, siamo ritornati verso la civiltà.

L’Himalaya ci ha colpiti tutti intensamente, torniamo a casa consapevoli che in questo viaggio non si trattava solo di conquistare le vette più alte ma di immergersi in una terra che incarna l’essenza stessa dell’avventura e della spiritualità. Le montagne dell’Himalaya sono state testimoni di secoli di storia, culture millenarie e saggezza ancestrale. Questo viaggio ci ha offerto l’opportunità di incontrare popolazioni locali, scoprire tradizioni secolari e connetterci con la spiritualità che permea queste terre sacre.

Ringrazio tutti i miei compagni per aver aggiunto, ognuno a suo modo, qualcosa di personale e speciale a questa bellissima esperienza e ringrazio il CAI Napoli per avermi supportato e seguito in quest’avventura.